
Non metto in dubbio l’innocenza della frase in termini di intenzionalità, ovvero si è trattato di un atto di gentilezza nei miei confronti per accogliermi e farmi sentire partecipe. La modalità è stata un po' scottante. Senza dubbio mi piacciono i complimenti, tuttavia eravamo in un ambito di lavoro, non di gioco, dove ci sono in ballo professionisti e professioniste che attivamente operano in una tavola rotonda.
Ogni mia riflessione parte da una frase spotche ha in realtà un significato profondo. La mia idea di base riguarda l’importanza del linguaggio in tutta la sua complessità, ovvero la sua espressione e il suo contenuto fatto di parole e significati che possono o meno essere condivisi con uno o più interlocutori. Questo perché, perché il linguaggio condiziona il nostro pensiero, ovvero si costruiscono determinati schemi mentali che con l’andate del tempo determinano le nostre azioni che via via possono diventare abitudini.In psicologia si chiamano distorsioni cognitive, errori logici del pensiero presenti del “come” si pensa e nella forma del pensiero. Esse sono delle forme di pensiero che non hanno una logica. Come in questo caso, non è logico fare riferimenti di bellezza in un contesto di lavoro.
Ogni tanto a me piace smontare queste distorsioni, che a mio avviso sono come degli scatoloni ammuffiti e pieni di ragnatele. Sappiamo che ci sono ma non li guardiamo e ci dimentichiamo cosa contengono.
Il mio lavoro sta nel riprendere questi scatoloni e ridargli il loro giusto valore e significato.
Ecco questo faccio con le parole!!!
Qui volevo portarvi a riflettere, anche qui aimè bisogna riflettere poiché sono situazioni così sottovalutate e scontate che non ci si fa caso perché proprio non si vedono.
Appunto, cosa non si vede?
Che alla parola DONNA è associato in maniera automatica e standard l’aggettivo BELLA come primo e assoluto parametro di valutazione, e lo si fa proprio per complimentarsi per la persona in generale! Come se la bellezza fisica possa racchiudere gli innumerevoli aspetti dell’essere umano, incluso l’ambiente di lavoro.
Questo non succede a caso, vorrei infatti presentarvi un esperimento sociale che, a mio avviso, rappresenta in maniera significante questa mia riflessione.
L’esperimento, si è sviluppato in due fasi che sono accomunate dalla presenza di un bambino di circa 1 anno e di una persona adulta che lo porta spasso in ambienti dove ci sono per lo più un buon via vai di gente. Parliamo di persone sconosciute, che si sono incontrate in maniera totalmente casuale e ignare dell’esperimento.
La prima fase consiste nel vestire il bambino come un maschio, la seconda consiste nel vestire il bambino come una femmina. Uso il maschile per definire il bambino in senso neutro.
In quell’età è difficile distinguerli dal sol vedere il visino, diciamo che i vestiti hanno una rilevanza importante.
È stato riscontrato in maniera significativa che le persone, alla vista del bambino vestito da maschio, quindi pantaloncini di jeans e maglietta, si complimentavano con aggettivi di questo tipo: che bambino forte! Che bambino sveglio! Che bambino robusto!
Invece, alla vista del bambino vestito da femmina, quindi vestitino, cerchietto e scarpette, si complimentavano con aggettivi del tipo: che bambina dolce, che bella bambina, che bambina buona, che splendida bambina.
Si trattava dello stesso bambino ma alla vista del vestito era splendido, alla vista del pantalone era forte!
In conclusione, attenzione a questi condizionamenti linguistici! Sono innocui per carità ma farci caso può fare la differenza.
Come ci si può far caso?
Notandoli, giocandoci e rispondere nella stessa identica maniera.
Cosa ho risposto, secondo voi?
“Anche con gli uomini non scherziamo in bellezza!”
Bibliografia
F.Baggio Assertività e training assertivo. Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti,Franco Angeli Edizioni, 2013