
Solitamente viene detta da una persona di genere maschile che si trova di fronte ad altre persone di genere maschile e una o più persone di genere femminile, comunque in minoranza. Scappa una parolaccia, bestemmia, una parola, insomma, poco congrua. Questa persona parla verso i suoi compagni in maniera diretta e si riferisce in terza persona alla donna/e dicendo appunto “non fatemi essere volgari, soprattutto davanti ad una signorina…”
Viene detta perché, perché?
Perché si pensa che una parolaccia/parola volgare possa in qualche modo offendere il genere femminile tanto da scusarsi e accentuare con le parole la presenza di una signorina, signorina, una piccola signora, magari giovane ma una signora.
Le parolacce come bestemmie etc…possono essere, senza dubbio, un’espressione verbale poco consona ad una conversazione tra adulti. Tuttavia, in base al contesto e a chi abbiamo intorno, noi siamo in grado di dosare le parole. È la competenza comunicativa e relazionale che ci viene insegnata fin da bambini. Infatti tra amici possiamo anche insultarci, tra colleghi no, al capo diamo del “lei”, ai nostri amici diamo del “tu”, con i nostri familiari abbiamo ancora una modalità comunicativa diversa, possiamo anche offendere senza sentirci in colpa e cosi via…
Ma non siamo robot, a volte ci scappa una parola inadeguata, siamo in ufficio e perdiamo le staffe con un collega, in questi casi ci si scusa.
Di fronte a questa logica,
Perché si pensa che una parolaccia/parola volgare possa in qualche modo offendere il genere femminile?
Gli uomini, in questo caso, hanno già deciso ciò che la donna può provare e ne sono anche molto orgogliosi come per dire, io sono un uomo che rispetta la donna, una povera che una parolaccia, una volgarità può minare la cipria sul naso oppure la piega, appena fatta, dalla parrucchiera.
Questa provocazione non vuole essere un insulto al genere maschile, poiché sono sicura che le intenzioni sono le migliori proprio perché la bontà d’animo non ragiona sul perché viene detta quella frase, è un modo di rispettare la donna così radicato che è normale scusarsi.
E in questi casi cosa fa la donna?
Molto probabilmente nulla, non c’è nulla da dire, non è una domanda che esige una risposta. È un’affermazione affermativa e semplice, è retorica. Invece invito tutte le donne a far caso a quando viene detta e in quali situazioni e contesti, a far caso cosa ha causato questo tipo di attenzione e a cosa si prova. Magari fastidio, magari indifferenza, magari rabbia, oppure ci si sente lusingate. In ogni caso rispondete, rispondete con un ringraziamento in segno di apprezzamento, in caso ci si sente lusingate, rispondete ribattendo la capacità di sostenere il dialogo in caso ci si sente infastidite, rispondere con ironia e così via. Date voce!
Questo invito è un modo per ridimensionare ed equilibrare la comunicazione che si crea, qualcuno mi interpella, io rispondo anche se mi parla in terza persona, se qualcuno pensa di avermi offeso riconosco a lui se ha sbagliato o meno. Inoltre, può essere anche un modo per far si che man mano usciamo fuori da questa logica, non perché è sbagliata, ma perché è automatica, è scontata. Come accennato, precedentemente, ciò che è scontato è ciò che si fa normalmente e che si è sempre fatto e ci si dimentica il perché e finiamo a fare e/o dire qualcosa senza saperne il motivo. Finiamo di fare e o dire qualcosa di qualcun altro e perdiamo il controllo delle nostre parole e dei nostri pensieri.
Riprendiamoci il controllo delle nostre parole e delle nostre azioni poiché quest’ultime rappresentano quello che siamo!